MOMA

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sabato 26 luglio 2008

30 ore in giro per aereoporti

Cadorna.


Immaginate una sfera, questa è Milano.

Immaginate due punti sulla sua circonferenza, diametralmente opposti, uno è la casa di Marco e Giovanna, in via Muratori, l'altro è la stazione di Cadorna da cui parte il Malpensa Express.

Immaginate due diavolerie moderne, l'EcoPass e un navigatore satellitare.


Bene, entrambi sono stati creati per migliorare la vita del cittadino: abbattere lo smog nel centro (fa niente se lungo l'anello circolare interno decine di migliaia di veicoli vomitano veleni, l'EcoPass tiene tutti lontani e al sicuro. Brava Moratti, del resto con un cognome così non potevi che fare una cazzata!) e permettere di trovare la strada in maniera infallibile.

Peccato che se queste due geniali invenzioni non comunicano tra loro e la voce da finta segretaria di Monica vuole a tutti i costi che tu sfidi le telecamere dell'EcoPass, ti ritrovi a bestemmiare tutti i santi del calendario in ordine cronologico mentre cerchi di ricostruire mentalmente la mappa di Milano per capire come fare a superare il fossato creato dalla Moratti.


Finchè, ormai sotto all'occhio del Grande Fratello Ecologico, vicino a Piazza Castello, mi affido alla categoria che più detesto: i tassisti.

Dall'alto del mio sedile strombazzo al Mercedes bianco accanto a me mentre Monica mi ricorda sul monitor Nokia che sono a meno di 1 km e mi disegna una freccia che entra diritta nel cuore di Milano, incurante di telecamere, tasse e multe.


“scusi, per Cadorna?”

“sempre dritto”

“ma c'é l'EcoPass”

“sempre dritto”

“non c'è una strada che gira intorno?”

“no”


Prendo il coraggio a due mani e, mentre Ale inizia a ripetere incessantemente che prenderò la multa, conquisto il centro di Milano.


Ora, ragionando ad alta voce, arrivo a queste conclusioni:

  1. l'ennesimo tassista mi ha fottuto (avrà pensato “Bergamasco sul tuo Defender del cazzo, appena riceverai la multa capirai che la prossima volta ti conviene prendere il taxi”);

  2. l'ennesimo politico ha trovato il modo di estorcermi denaro. Come dice Gioele Dix “preferirei che mi puntasse una pistola alla tempia dicendomi “mani in alto, questa è una rapina”;

  3. ma come facevamo a vivere e a muoverci quando non c'erano i navigatori satellitari? Erano meglio le care e vecchie cartine che una volta aperte non riusci più a richiuderle nel verso giusto, un po' come i bugiardini delle medicine, ma almeno tenevano impegnata la mente e non mentivano mai;

  4. ho paura che, essendo in Italia, la risposta sia la più semplice e la più assurda al tempo stesso: la stazione dei treni per il secondo aereoporto più importante d'Italia è in una zona a traffico limitato! Come la stazione dei treni in Piazza Vecchia.


PS: Malpensa Express. 49 km in 40 minuti al costo di 11 euro!


Il cibo sugli aerei.


Non so voi ma, personalmente, impazzisco per il cibo sugli aerei.

Le compagnie low- cost, se da un lato hanno rivoluzionato il concetto stesso di viaggiare permettendo di scegliere tra Firenze e Londra per un week- end corto e in economia (anzi, a conti fatti ormai visti i costi della benzina e del gasolio costa meno andare a Londra che un week- end al mare in Toscana o sull'Adriatico), dall'altro hanno tolto (mi hanno tolto) un piacere che non si può spiegare che è quello del cibo preconfezionato dell'aereo.


Cosa ci sarà di buono in un panino di plastica, in un contorno spesso insapore, in un primo scotto e insipido che sembra vomitato accanto a un secondo salatissimo e in un dolce ipercalorico e ipergustoso? Non lo so, però il mio viaggio in aereo non ha lo stesso sapore, lo stesso valore se non è accompagnato da un vassoio il cui contenuto sembra studiato da un maestro di ergonomia, tutto al suo posto e guai a spostare un cucchiaio, non ci starà più a meno di ritrovare la disposizione originale.


E non è la stessa cosa comprare un pacchetto di Pringles, un sandwich o un panino di plastico, non ha lo stesso gusto di viaggio di un vassoio su un tavolino traballante.


Ecco la mia personalissima classifica:

1° posto: KLM;

2° posto: Thai Airways;

[...]

penultimo posto: Alitalia (volo per il Giappone accompagnato da una vaschetta ancora congelata oltre che da hostess e stewart maleducati e arroganti -ma non si rendono conto che sono camerieri con delle ali sotto i piedi?-)

ultimo posto con stima: Air Koryo, poverini è già tanto che i Tupolev degli anni '60 siano ancora in grado di alzarsi in volo.


Comunque, i voli Finnair non sono male, sicuramente i prezzi bassi (820 euro andata e ritorno) sono giustificati dalla scomodità del trasferimento a Helsinki, 3 ore dalla Malpensa quasi all'interno dello stesso meridiano (solo 1 ora di fuso orario) dopodiché devi imbarcarti in un volo intercontinentale lungo tanto quanto un volo dall'Italia. Inoltre gli aerei sono un po' vecchi: sembrerà strano ma le comodità fanno in fretta a rendersi indispensabili e sono difficilissime da dimenticare. Come si può fare, dopo viaggi con il proprio schermo piatto che fuoriesce dal bracciolo o appeso al sedile davanti, con un telecomando su cui scegliere film e musica on- demand, a passare 9 ore di aereo guardando un televisore appeso alla carlinga dell'aereo?


25.7.08- ore 20.00

Volo Helsinki- Shanghai da qualche parte sopra la Siberia.

Il tramonto visto da un aereo è quanto di più ipnotico e rilassante, lo conquisti poco alla volta e non è lui che arriva. Dal finestrino vedi i colori cambiare, il colore del cielo si colora, da azzurro chiaro, quasi bianco diventa blu, tonalità via via più scure e piano piano vedi comparire dall'orizzonte delle tonalità gialle, poi arancioni e infine rosse. E' l'aereo che va incontro al tramonto, non è il tempo che passa che fa arrivare buio. Il paesaggio sottostante si fa sempre più definito, anche se da queste parti è difficile riconoscere qualche centro abitato.


Intanto inizio ad abituarmi ai Cinesi. Una ragazza sta facendo dei passi di danza davanti al cesso; due uomini comunicano urlando davanti ai miei piedi. Il più giovane sembra uscito da un cartone animato, grassissimo che mi chiedo come faccia a fare 9 ore di aereo in Economy, una maglietta gialla che lascia scoperta un striscia di pancia bianca e assolutamente glabra, uno più anziano, i pantaloni eleganti stretti poco sotto lo sterno, i sandali e un anello con un diamante o un pezzo di vetro grande come un'arachide che probabilmente da anni o decenni sta fermando il sangue del dito medio della mano destra.


26.7.08. h 10.00

Shanghai.


Atterro a Shanghai Pudong alle 7.10 ora locale, sono l'una di notte in Italia in quanto il fuso orario durante l'ora legale si riduce a “sole” 6 ore. Sinceramente, per essere la New York del 21° secolo, il motore trainante dell'arrembante e aggressiva economia cinese, mi aspettavo che, almeno una parte dei mille e trecento milioni di Cinesi fosse qui ad attendermi. Invece trovo un aereoporto ancora sonnolento, sarà che sono appena le 7 del mattino, ma nulla a che vedere con il caos allegro di Bangkok o di altri Paesi del Sud- Est Asiatico. Solo una coda lunga, lenta e disordinata al controllo dei passaporti mi ricorda che siamo in Cina. Dopo un veloce controllo ai raggi X dei bagagli in ingresso, esco nella hall degli arrivi. Ordine e ancora ordine. Davanti alle transenne solo una decina di autisti con i loro cartelli esposti in attesa della persona da portare in città, il nome per esteso e il cognome puntato come se di Mr. Giovanni P. ce ne fossero pochi in Italia o Mr. Jorge S. giusto un paio in Spagna.

Un paio di stewart stanno tenendo a bada altri Cinesi poco fuori dall'atrio, ordinati in fila, forse non possono entrare ad aspettare per non gustare l'ordine che non ha nulla di Orientale.

Tutti i negozi sono ancora chiusi, l'unica banca non ha ancora aperto i battenti e devo cambiare in un cambia- valute che applica un cambio favorevolissimo per loro (1 €= 10,43 RMN invece che quasi 11).

E' comunque semplice orientarsi, le scritte in Inglese non mancano e trovare la pensilina dell'autobus che porta all'aereoporto di Hongqiao, dalla parte opposta della città è facilissimo. Si segue il cartello con scritto Airport Bus ed eccomi all'esterno, lungo la strada in un caldo umido feroce (ci sono già 29°). L'autobus numero 1 collega i due aereoporti: Shanghai Pudong, dove ormai atterrano tutti i voli internazionali, è stato inaugurato nel 1999 in quella che era una zona agricola e di risaie, Pudong appunto, una quarantina di chilometri dal centro, risaie che vedi ancora qua e là lungo la strada, nonostante le mastodontiche gru siano già in azione per innalzare gli unici edifici che sembrano siano permessi a Shanghai, i grattacieli; Hongqiao si trova, invece, a una decina di chilometri scarsi a est del centro.


L'autobus è un fantastico esempio di mezzo di trasporto cinese evoluto: sedili in pelle consunti, aria condizionata che sembra di entrare in un camion Bofrost, quel tanto di sporcizia per terra tra carte, pagine di giornale e bottigliette vuote e un bello schermo LCD che alterna pubblicità sui nuovi megacondomini di Shanghai ad analisi di borsa a sfilate di moda, il tutto in un irreale silenzio se paragonato al volume infernale dei Karaoke di queste zone.


Il percorso da Pudong a Hongqiao (30 RMN) durerà a dir tanto una quarantina di minuti, occhio e croce dal momento che sono in giro senza orologio (furbo vero per uno che gira zaino in spalla e da solo?) e devo essermi anche abbioccato. Il panorama al di là del finestrino sicuramente non aiuta a tenermi sveglio, nemmeno un po' di traffico, le strade ordinate, diritte senza una curva, solo qualche cavalcavia che si innalza per una cinquantina di metri per superare ora il fiume di Shanghai, Huangpu, ora una zona abitata. Il cielo è grigio, il limite visivo all'orizzonte sarà al massimo di un paio di chilometri, mi piace credere che lo sia per via dell'umidità e non per lo smog.


L'aereoporto di Hongqiao è invece caotico come piace a me, finalmente mi sento in Asia. Un controllo ai bagagli ancora fuori dal terminal per vedere se ci sono esplosivi (è di 4-5 giorni fa l'attentato a Kunimng in cui sono morte 3 persone in seguito a delle bombe su due autobus) e poi mi tuffo in una moltitudine vociante e confusa di cinesi che partono, cinesi che arrivano, cinesi che accompagnano o che vengono a prendere parenti e amici.


I prezzi sono ancora Shanghainesi (si dirà così?) se non Europei: l'International Host Chalom è uno dei due bar dell'aereoporto, una vetrina all'ingresso mostra repliche perfette in silicone dei piatti che cucinano, dai noodle agli “spagetti Italian”, dai sandwich club al tempura giapponese. Un caffè 3 euro e mezzo (!!), una birra in lattina idem, un sandwich 5.

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