MOMA

MOMA

domenica 27 luglio 2008

27.7.08. h 9.00
Shilin.

Finalmente un letto per come si deve, duro quanto basta per addormentarsi e risvegliarsi nella stessa posizione. Non sento nemmeno le telefonate dei massage che sicuramente saranno arrivate durante la notte.
La colazione al Kunming hotel è perfetta, qualunque cosa si voglia mangiare è esposta nel buffet, salsicce, patatine fritte, bacon, uova, zuppe cinesi, noodle fritti e in brodo, yogurt, frutta, insomma c'è da fare pranzo e cena.
Purtroppo i tempi si allungano, i tempi sono dilatati e non mi rendo conto che sono ormai le 8 e il treno per Shilin, la Foresta di Pietra, partirà tra nemmeno mezz'ora. Con una calma che non è la mia prendo un taxi che mi porta alla stazione meridionale dei treni. Sono assalito da una decina di procacciatori di viaggi che mi offrono passaggi per Shilin, Dali e Lijiang e che respingo seccato non sapendo che mi sarei pentito da lì a una decina di minuti.
La stazione meridionale di Kunming è sproporzionata per la città, un edificio mastodontico in vetro con un tetto sospeso a una cinquantina di metri di altezza, un enormo toro dorato nella piazza antistante ricorda il toro di Wall Street. Per accedere alle partenze si salgono delle scale mobili, si passa un controllo ai raggi X che serve solo ad allungare la coda di quelli che devono partire, in quanto nessuno tiene conto dei continui campanelli di allarme che suonano. Chiedo al banco informazioni, o qualcosa di simile, del treno per Shilin, una ragazza mi risponde che non ci sono treni. Vago per la sala di attesa, simile a quella degli aereoporti, finchè riscendo all'ufficio che vende i biglietti (perchè non ci sono andato subito? Credevo forse di salire sul treno senza biglietto?).
Gli sportelli sono decine, divisi per destinazioni, mi faccio aiutare a trovare quello che vende i biglietti per Shilin e compro un biglietto di sola andata per 70 RMN, cosa che mi rende perplesso perchè sulla guida c'è scritto che un biglietto a/r sarebbe dovuto costare 30 yuan. Solo dopo averlo comprato mi accorgo che la partenza è per le 11.50 e che il treno arriverà alle 13.30. Chiedo spiegazioni alla biglietteria, è l'unico treno in partenza nella mattinata e per il ritorno dovrò chiedere alla stazione di Shilin, non sanno se ci sono altri treni di ritorno. Che fare?
Con calma, quasi anestetizzato o forse solo in pace con me stesso come se qualunque cosa succeda va bene lo stesso, mi incammino lungo Bejing Lu, l'asse nord-sud che collega la stazione ferroviaria meridionale con la settentrionale, un lungo viale di grandi alberghi e botteghe cinesi che vendono oggetti in giada (più o meno autentica), vestiti in poliestere e lettori mp3. Il mio cervello inizia a funzionare e mi chiedo cosa posso fare:
1)aspettare le 11.50, andare a Shilin e vedere come fare a tornare;
2)rimanere a Kunming che, per quanto carina e moderna come piace a me, non è sicuramente Tokyo o Pechino;
3)salire su un autobus.

Alla stazione degli autobus, disordinata e con le immancabili bancarelle che vendono qualunque cosa, non sanno aiutarmi in quanto non ci sono autobus in partenza per Shilin. Decido di uscire e di farmi avvicinare da qualcuno che mi propone il passaggio per Shilin, cosa che avviene prontamente da parte due donne, un uomo e un paio di ragazzi.

“Shilin?”
“Yes, Shilin. How much?”
Un lungo discorso in cinese con numeri e parole scritte sul palmo della mano finchè mi portano in un parcheggio dove c'è un minibus bianco e scalcagnato.
Per 160 yuan c'è il tragitto di andata e ritorno per la Foresta di Pietra, partenza da Kunming alle 9.40 e ritorno da Shilin alle 16.30, circa 2 ore di viaggio.
Piano piano si aggiungono altre 6 persone, tutte cinesi tra cui una bellissima ragazza con due bellissime tette rifatte.
se c'è una cosa che non manca in Cina e che la rende a mio parere affascinante e l'assoluta mancanza di silenzio, ovunque si è investiti da una cacofonia di rumori di qualunque genere. Nel piazzale una ventina di ragazzi stanno facendo aerobica al ritmo di musica e appena salgo sul minibus l'autista accende il DVD player e proietta a tutto volume un film- musical che deve essere comico viste le risate delle altre persone (nella colonna sonora cìè anche la versione rifatta di un greatest hit di Ricky Martin).

Il viaggio dura circa 2 ore, tante per poco più di 80 chilometri su una strada abbastanza ben tenuta che attraversa una zona montagnosa bellissima e una gola molto scenografica. La prima sosta in un posto dimenticato a Dio, una serie di case a un piano, innumerevoli botteghe di meccanici che cercano di riassemblare pezzi arrugginiti di auto e camion, in mezzo a pozze di acqua. Un edificio enorme abbandonato e in rovina, forse un hotel per eventuali turisti o uomini di affari o molto più probabilmente un centro di comando del partito locale, orgoglio del paese una ventina di anni fa, rende l'aria opprimente e cupa. La sosta è una di quelle trappole per turisti, una rivendita di oggetti in oro, di bassa qualità a vedere dal colore giallo polenta, ma nonostante ciò qualcuna delle persone che sono con me sul minibus fa acquisti.


La tappa successiva è una bellissima serie di templi buddhisti disseminati su una collina a 25 chilometri da Shilin. Impossibile sapere il nome, a chiunque io chieda il nome mi risponde con una risata imbarazzata. La ragazza con le tette rifatte, che mi aveva risposto con un “Thank You” perchè l'avevo aiutata a salire sul minibus e quindi, secondo me doveva sapere l'inglese, ride coprendosi la bocca e mi ripete le altre 4 parole che conosce “Do you speak Chinese?”.
Appena scesi dal minibus in un parcheggio enorme con decine e decine di autobus, ci mettono sulla maglia un adesivo con numero identificativo affinché possiamo ci possano aiutare a ritrovare il bus al ritorno: intelligenti, no?
L'ingresso alla collina è dominato da una gigantesca statua del Buddha, quello dell'immaginario collettivo occidentale, grasso, seduto e ridente, giallo dorato. Sul retro i pellegrini appiccicano l'adesivo che ci hanno messo sulla maglia, con tanto foto ricordo, tant'è che la schiena è completamente coperta e c'è chi cerca di rompersi la testa salendo sul bordo scivoloso per la pioggia dei corrimano.

Ogni terrazza della collina ha un suo tempio, ognuno con diverse figure del Buddha. La pratica religiosa prevede che i fedeli salgano al secondo tempio e accendano degli incensi enormi, delle dimensioni dei nostri ceri pasquali, che fanno una fiamma enorme in cima e riempiono l'aria di cenere. Si inchinano tre volte verso il Buddha nella sala che guarda a valle e tre volte verso valle, prima di infilzare l'incenso in apposite vasche.
In cima alla collina c'è un enorme Buddha in piedi tra la vegetazione, la classica posizione della mano destra con il pollice che tocca il medio: peccato non sapere la simbologia dei Buddha, potrei capire molto di più di questo conoscendo solo chi sono le divinità venerate.

Arriviamo finalmente alla Foresta di Pietra, a Shilin, una distesa di rocce calcaree che sono diventate da pochi anni Patrimonio dell'Umanità. Non conosco i Camini delle Fate in Cappadocia, ma penso che il principio di formazione sia lo stesso, sono dei pinnacoli di roccia alti decine di metri alcuni, poche decine di centimetri altri disseminati su una vasta area. Un tempo qui c'era un mare che poi si è ritirato con la formazione della catena Himalayana. Il posto è sfruttato alla grande, del resto fanno fruttare bene i 140 yuan che chiedono all'ingresso, con sentieri puliti che corrono tutto intorno alla foresta e si addentrano nelle zone più pittoresche, tutte con nomi strani: “La moglie che aspetta il marito”, “la foresta minore”, ecc.

I primi giardini con queste formazioni non rendono bene l'idea della maestosità del luogo e della stravaganza della natura, vuoi per la quantità di turisti (Cinesi) che ci sono in giro e si fanno immortalare con indice e medio alzato in segno di vittoria, vuoi perchè sembra tutto troppo finto con cinesi vestiti in abiti tradizionali dell'etnia Yi, in particolare della popolazione Sani, e le scarpe da ginnastica ai piedi. Se però si vince l'impatto iniziale, in due ore di cammino perdendosi intorno e in mezzo alla foresta, si vedono dei panorami incredibili, sembra veramente di essere in una foresta in cui la vegetazione, comunque rigogliosa per la pioggia, è sopravanzata da questi alberi di roccia. L'impressione è però che la parte più bella e maestosa sia quella al di là dell'anello esterno lungo cui si può camminare.

Torno al minibus che sono ormai le 3, entro nel “ristorante” di fronte al parcheggio, chiedo una birra e mi ritrovo a pranzare, non so come ma l'insistenza è tanta, tra sigarette offerte e prontamente rifiutate (alcune colorate, altre lunghissime, altre ancora con il filtro fosforescente, sarebbero riuscite a far smettere di fumare anche il povero Funari) e discorsi infiniti in cinese alla fine mi ritrovo a ordinare un piatto di maiale con le i porri e dei noodle fritti, indicandoli sul tavolo accanto. In particolare il maiale con i porri è un piatto delizioso, non è maiale a pezzi ma quella che noi chiamiamo pasta di salame, cotta in brodo insieme alle verdure. Il conto è adeguato a un posto per turisti che vanno a vedere il Patrimonio dell'Umanità dello Yunnan: 10 yuan per una bottiglia di Lan Gang River, 20 per i noodle e 40 per il maiale). Non poco, considerando che ho mangiato insieme alle mosche, il cameriere ha passato uno straccio sul tavolo rovesciando per terra gli avanzi dei commensali precedenti e lasciando uno strato di unto iridescente simile alla benzina in una pozzanghera.

Anche il viaggio di ritorno prevede una sosta, proprio alle porte di Kunming.
Incredibilmente abbiamo impiegato solo 1 ora e un quarto a tornare da Shilin, l'autista corre come un pazzo tagliando le curve e sorpassando ovunque, anche in curva qualunque mezzo si trovi davanti a lui: basta attaccarsi al clacson e si spera che gli altri capiscono che stai arrivando. Quando ormai pensavo di avere davanti la serata da dedicare a girare per la zona ovest di Kunming, spingendomi più in là di Nanping Lu, nella zona musulmana, ci fermiamo in un Outlet Cinese. Mi spiego, sembra di entrare in un complesso di templi e in una residenza di qualche Re, costruzioni basse, di color rosso tutte lavorate con grandi porte colorate d'oro. Invece ognuna di queste costruzioni è un grande magazzino a tema: alimentari (si trova anche il prosciutto e una sorta di speck), libri e souvenir, oro e giada: ecco dove finisce la giada in vendita a blocchi nel Mercato delle Pietre Preziose di Yangon, tutti quei blocchi di giada e simili circondati da Cinesi che offrono all'asta per assicurarseli!
Ripartiamo con una ragazza amica dell'autista che lavora in uno di questi negozi, ci stringiamo sul già piccolo minibus e qui inizia il bello.
Entriamo in Kunming sotto un nubifragio e con un traffico impazzito, dobbiamo accompagnare a casa la ragazza ma lei non sa come fare ad arrivare, imbocchiamo strade sempre diverse ritrovandoci sempre nello stesso punto imbottigliati nel traffico. Finchè ci infiliamo nel parcheggio di un hotel, probabilmente nel tentativo di tagliare il traffico ma è la fine. Rimaniamo bloccati tra due colonne di autobus turistici che provengono in senso inverso in una stradina a senso unico. L'autista suona come un pazzo il clacson sperando che si volatilizzino gli autobus che, si guardano l'un l'altro in attesa di vedere chi è il primo che innesta la retromarcia. Intanto perdiamo i pezzi, un signore e il figlio che sono con noi scendono e prendono un taxi. Dopo 10 minuti in cui bestemmio ad alta voce insultando l'autista con lui che mi guarda incazzato mentre la “tette rifatte” sta tormentando il marito come se fosse colpa sua della situazione in cui ci troviamo (tutte uguali le donne), scendiamo tutti lasciandolo lì con la sua amica che parla al cellulare e prendiamo anche noi un taxi.

Ormai stremato e con la necessità di andare in bagno (ho provato in vari posti lungo la strada ma erano talmente sporchi che anche le mosche avevano schifo) raggiungo l'hotel che sono ormai le 8, quasi 4 ore per fare 80 chilometri.
Anche questa è la Cina!

La cena nel quartiere musulmano salta, domani mattina la sveglia è prevista alle 4.30 perchè alle 5.20 devo essere in aereoporto, quando mai ho deciso di prendere il volo delle 7.20 per Dali, pensavo che sarebbe stato sufficiente arrivare al check- in 40 minuti massimo 1 ora prima, chi vuoi che vada a Dali!
Quindi provo il Lotus Bar dell'hotel, lo stesso bar delle colazioni dove c'è una pianista che suona un pianoforte a coda bianco.
Provo il Club sandwich, niente birra ma acqua tonica (67 yuan)... per la malaria.

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